www.medicinenaturali.org\Storia dello yoga
Il termine Yoga deriva dalla radice yuj, che in sanscrito significa «soggiogare, unire, congiungere». Nella pratica, ci si riferisce ad unire mente, corpo e spirito, secondo la filosofia indiana l'anima individuale (Jivatman), viene riunita all'anima universale (paramatman). Praticando lo Yoga, il fine ultimo è quello stato di beatitudine (nirvana-supercoscenza).
La Leggenda dello Yoga
Si narra che un giorno un pesce (Matsyendra = che in sanscrito significa «pesce fatto uomo» o anche «signore dei pesci»), nuotando nell'oceano Indiano, si trovò a passare nei pressi di una caverna, dove rimase affascinato da una armonia melodiosa. Essa apparteneva al dio Shiva che in quel momento era intento ad illustrare alla sua amata sposa Parvati le magiche posizioni (asanas), da lui stesso create e riservate esclusivamente agli dei.
Il pesce, ascoltando questi insegnamenti, si trasformò in un uomo. Da allora, Matsyendra, tramandò in segreto ai suoi discepoli, le tecniche apprese dal dio divenendo così il primo yogin.
Lo Yoga degli 8 stadi (stanga yoga)
Lo yoga è una disciplina nata in India migliaia di anni fa. Hatha significa: Ha=solare, Tha=lunare, quindi hatha yoga significa ristabilire l'equilibrio psicofisico e l'unione di corpo mente e spirito.
LE LEZIONI SONO APERTE A TUTTI, ci sono corsi a qualsiasi livello di preparazione e intensità.
SI Può INIZIARE IN QUALSIASI MOMENTO DELL' ANNO. OCCORRENTE: coperta, 1 cuscino adatto alla meditazione (zafu), abiti comodi, niente orologi, anelli, braccialetti, collane ecc...
E' consigliabile non mangiare nelle 2 ore precedenti la lezione.
Lo yoga è, secondo le scritture più antiche (gli Yoga sutra di Patanjali), diviso in 8 stadi, chiamati stanga yoga.
Questo percorso consiste nell'attenersi alle seguenti norme di condotta che impediscono di accumulare le più comuni impurità e «distrazioni» della mente:
1° stadio = Yama (astinenze): non recare danno alle creature viventi, non mentire, non rubare, astenersi dai rapporti sessuali, astenersi dall'avidità;
2° stadio = Niyama (osservanze): purezza (corporea e mentale), equanimità, ascetismo, studio, devozione. Vi sono poi quelle pratiche intese a rallentare l'attivita' biologica e mentale fino al limite dell'arresto completo, intervenendo a livelli sempre più «profondi»:
3° stadio = Asanas (posture), la cui corretta esecuzione induce l'influenza del corpo e del mondo esterno sull'attività psichica, facilitando la concentrazione mentale: come infatti precisano gli Yoga sutra (che, diversamente dai trattati di hatha-yoga,accennano soltanto a questo aspetto della pratica), l'asana deve essere «stabile e confortevole» e indurre nello yogin uno stato di insensibilità verso gli stimoli del mondo esterno
4° stadio = Pranajama (controllo del soffio): consiste principalmente nel progressivo rallentamento del ritmo respiratorio, fino al limite della «interruzione di inspirazione ed espirazione e, parallelamente, dell'attività mentale. Le tecniche del pranajama permettono di condizionare volontariamente i propri stati psichici e sono perciò il complemento insostituibile delle fasi più espressamente spirituali dello Yoga;
5° stadio = Pratyahara (ritrazione dei sensi): In questa fase, le «funzioni sensorie» (indriya) sono distolte dai loro oggetti. La tecnica più impiegata a tal fine consiste nel fissare l'attenzione su un particolare oggetto, fino a che ogni impressione comunicata dai sensi non venga avvertita. Non ricevendo più dati dal mondo esterno la mente è posta in condizione di rispecchiare con maggior chiarezza i contenuti e le strutture della vita psichica profonda
Seguono quindi i tre stadi spirituali:
6° stadio = Dharana (concentrazione): da questo punto in poi lo yogin cessa di conoscere intellettualmente e di avere esperienze nel senso comune del termine. Il suo conoscere coincide, ora, con un divenire che procede verso i livelli più alti dell'essere grazie al dissolversi degli schermi individualizzanti. dharana si esegue fissando l'attenzione su un oggetto determinato - che può essere, per esempio, una parte del corpo - con tale intensità che tutte le facoltà dello yogin ne sono assorbite (ricordiamo che, grazie al pratyahara, egli è completamente isolato dal mondo esterno), e la sua mente (il manas), viene immobilizzata e, per così dire disattivata;
7° stadio = Dhyana (meditazione): questo livello si distingue dal precedente per la continuità dell'attenzione verso l'oggetto di meditazione, realizzata senza alcuno sforzo cosciente;
8° stadio = Samadhi (enstàsi, unificazione), la completa identificazione tra il soggetto e l'oggetto, che non è più concepito come un qualcosa di distinto dalla mente. Si distinguono vari gradi di realizzazione del samadhi, in relazione, dapprima, al modo di manifestarsi dell'oggetto contemplato (a livello di mahabhuta o di tanmatra) e infine, per così dire, alla quantità di soggettività ancora presente nei processi mentali. La definitiva scomparsa di quest'ultima segna l'ingresso dello yogin nell'inconcepibile dimensione dell'essere (la buddhi) in cui il cosmo non si è ancora manifestato nella sua varietà. A questo punto, il purusa si riflette senza alcuno schermo riduttivo sull'intelletto (buddhi), che, realizzata la sua assoluta separatezza da quello, rientra nella prakrti, lasciando il purusa in uno stato di assoluto isolamento (kaivalya)